Dedicato a Gianni Casale
“Nessuno ha mai scritto, dipinto, scolpito, modellato, costruito o inventato se non per uscire letteralmente all’inferno.”
(Antonin Artaud)
“Io sono quello che faccio” è una ricerca sull’identità tramite ritratti inediti di donne che quotidianamente portano avanti la loro scelta di espressione più vera ed intima, fotografate nei luoghi in cui danno forma e voce alla loro urgenza interiore. Ogni partecipante viene ritratta in 2 fotografie: ritratto stile fototessera e ritratto ambientato, e la sua storia viene raccontata con un breve questionario.
In ogni persona convivono due immagini: quella che gli altri le attribuiscono e quella che è veramente. Viviamo costantemente soggette, se non vincolate, allo sguardo altrui che non ci rappresenta per quelle che siamo realmente: può un’immagine asettica, impersonale e superficiale comunicare chi siamo davvero? Non si può giudicare un libro soffermandosi solo sulla copertina: è necessario aprirlo e leggerlo fino all’ultima pagina. Ciascuna di noi ha il proprio percorso personale. A volte esso coincide con l’attività lavorativa, altre volte l’identità più autentica si manifesta attraverso una pura vocazione. Lungo la strada si incontrano difficoltà e gioie, ostacoli e ripensamenti, rinunce e soddisfazioni. Essere o apparire? La rapida evoluzione digitale della società sembra dare una risposta scontata alla più classica delle domande ponendo l’immagine al di sopra dell’essenza.
Questo progetto fotografico suggerisce un riposizionamento dell’ago della bilancia del sé.
Io non sono il mio nome.
Io non sono il mio documento di riconoscimento.
Io non sono il mio stato fisico.
Io sono quello che faccio e ciò che faccio mi rende felice.