Presentati
Mi hanno chiamato, circa 63 anni fa, Caterina Tedeschini. Ho vissuto molte vite finora. Ho studiato biologia, ho lavorato per oltre 30 anni nell’IT anche in aziende internazionali di software. Amo la natura, e l’arte.
Da sempre.
Fortunatamente fui licenziata 9 anni fa, e da allora la mia vita mi somiglia molto di più. Da oltre 14 anni mi interesso e pratico la calcografia.
Qual è la tua storia?
Direi niente di particolare, se non una faticosa transizione dalla giovinezza alla maturità. A circa 60, dopo una relazione pluriventennale, ho deciso di tornare single. Ho aperto uno studio d’arte dove lavoro e vivo a Roma.
I miei genitori amavano viaggiare in modo “avventuroso” ai tempi. Con la roulotte abbiamo attraversato l’Italia e l’Europa. E’ per questo che non ho paura del mondo, al contrario sono curiosa e mi fido dell’umanità.
Per questo il mio studio d’arte è aperto a tutti, sempre. E’ un porto di mare dov’è ormeggiata la mia nave per viaggiare.
Perchè fai la calcografa?
Perché mi piace lavorare con le mani, toccare e guardare materiali diversi. La calcografia ha questo di bello: vernici, inchiostri, diluenti, carta, metallo, acidi, punte e bulini. Mi ci perdo, il tempo scorre lento e veloce, tutto si trasforma.
E il risultato non è mai scontato. Un’esplorazione che diventa interiore.
I segni, le linee morbide o brusche, gli intrecci, scorrono e si depositano sulla carta. E poi il torchio per la stampa, una macchina antica e severa, ma fedele e robusta. Grave e lieve.
Lo fai da sempre?
No, solo da 14 anni. Ma il primo incontro avvenne a scuola. Avevo 17 anni. Poi una lunga pausa, quasi un oblio. A 49 anni però ho sentito come un disagio, un’urgenza. Era la necessità di riprendere ciò che avevo sospeso. Così, appena ho ripreso in mano l’armamentario per l’incisione e ho sentito gli odori di inchiostro e vernici per l’acquaforte, è stato come le Madeleine di Proust…
Come hai cominciato?
Ho cominciato a scuola, al liceo scientifico. Un professore generoso ma temuto da tutti, teneva corsi di incisione nel pomeriggio. Mi piacque moltissimo, ma ho avuto bisogno di una lunga incubazione…
È la tua fonte principale di reddito?
Purtroppo no, non ancora, ma lo desidero molto e sto facendo del mio meglio. Mi piace moltissimo anche l’insegnamento di queste tecniche. Mi dà gioia vedere come, persone timide che si avvicinano per la prima volta, si entusiasmano man mano che la praticano.
Acidare e stampare una matrice che non ho fatto io è altrettanto emozionante che farlo per me.
Nasce una intimità di intelletti e immaginazioni, rara e preziosa.
Hanno mai cercato di “tagliarti le ali”?
Direi di no.
Forse, è la nostra società contemporanea il peggior freno.
Ma sono convinta che si possano fare micro-rivoluzioni.
Dove ti senti a casa?
Un po’ dappertutto. Mi adatto assai facilmente. Il mio studio è il mio “centro” ma, potendo, riprenderei a viaggiare lontano e a navigare in barca.